IV Domenica di Quaresima

Riflessione

Parrocchia, 21/3/2020

Augurando a tutti una buona domenica, è un piccolo contributo per la riflessione personale. Siete sempre presenti nel mio cuore e nelle mie preghiere. Con affetto P. Leonardo

 

 IV Domenica di Quaresima

Gesù e il cieco nato

I bisogni dell’uomo, fisici e spirituali, sono tanti.

Domenica scorsa, con l’episodio della samaritana, il simbolo di questi bisogni era l’acqua, questa domenica con l’episodio del cieco nato, guarito da Gesù, il simbolo è la luce.

La guarigione di un uomo, cieco dalla nascita, descritta dal vangelo si fa immagine del nostro cammino interiore di fede. Credere da cristiani è cercare e accettare la luce di Gesù nella nostra quotidianità, una scelta mai scontata e che non può mai farci sentire definitivamente a posto. Perciò chiede di tradursi in un comportamento da figli di questa luce ricevuta in dono fin dal battesimo.

Non possiamo quindi adeguarci al pensiero unico del mondo che prescinde dalla luce di Cristo, di un nuovo modo di vedere il Vangelo: il cieco nato che riacquista la vista diventa capace di vedere Gesù con occhi diversi da quelli biologici, poiché vede in Lui la rivelazione di Dio. Il racconto è per noi una testimonianza ed un invito ad una lettura più profonda del significato di Gesù anche nella nostra vita.

E’ quello che è successo nel faticoso cammino che conduce il cieco guarito ad incontrare di nuovo Gesù, per vederlo e riconoscerlo come il Figlio dell’uomo. Infatti solo quando è guarito può percepirlo ma soprattutto con lo sguardo della fede.

Prima della guarigione è doppiamente cieco: non vede né con gli occhi della vista né con quelli della fede. Alla piscina inizia il cammino che lo conduce a guadagnare uno sguardo di fede, infatti è la sua fiducia cieca in Gesù che provoca la guarigione e trova anche il coraggio di affrontare un processo intentato contro Gesù e a testimoniare una sua fede sempre più profonda, passando dalle tenebre alla luce.

Il racconto ci insegna che per vedere occorre riconoscere di essere ciechi e bisognosi della luce.    

Farisei e cieco > fanno un cammino al contrario. Davanti a Gesù che è la luce, abbiamo reazioni diverse: da una parte un cieco che viene alla luce e riconosce in Gesù il Signore; e d’ all’altra i farisei, che convinti come sono di vedere, restano nelle loro tenebre.

Quindi da una parte c’è un cammino di fede (venire alla luce qui significa giungere alla fede); e dall’altra c’ è un indurimento del proprio cuore e quindi una cecità spirituale di fronte al mistero di Gesù.

Quindi due cammini diversi: Il cieco scopre progressivamente Gesù: un uomo chiamato Gesù, poi lo definisce profeta, un inviato di Dio e alla fine la completa professione di fede: “Credo Signore”. Poi abbiamo il cammino inverso dei giudei che si irrigidiscono sempre più nella loro opposizione a Gesù.

Di fronte al miracolo e alla verità > ci sono varie reazioni e varie prese di posizione:

I Farisei: progressiva chiusura che arriva ad un totale rifiuto; La folla: curiosità mista ad incredulità, incertezza e imbarazzo; I genitori: vittime della paura lasciano il figlio senza difesa; Il cieco nato: arriva progressivamente verso la luce.

L’episodio, quindi, non è solo la guarigione di un disgraziato, ma la storia di una conversione, di una illuminazione dello spirito.

La Folla > simbolo di chi crede in modo superficiale sempre alla ricerca di fatti sensazionali, senza interrogarsi sul senso di quello che vede.

Farisei > simbolo di coloro che capiscono il miracolo, ma non si lasciano interrogare da esso per non essere costretti a cambiare il loro modo di pensare e il loro schema mentale.

I genitori > rappresentano coloro che credono, ma hanno paura di compromettersi pubblicamente.

Il cieco > vede chiaramente, acquisisce una consapevolezza sempre più esplicita, non ha paura di essere emarginato.